Cecilia Iubei, un'italiana ibernata in Russia

Cecilia Iubei assieme al figlio Fabrizio Baldi ed alla nuora Gloria Canfora, in una delle ultime immagini

Chi è Cecilia?


Voglio parlarvi della vicenda di Cecilia Iubei, mia suocera.
Quello che scriviamo qui sarà poi pubblicato anche in un libro che sta per uscire.

Cecilia nasce a Capranica, un piccolo paese della provincia di Viterbo nel 1930.

Vive una vita serena, tranquilla, di paese, sua madre muore quando lei ha 33 anni, e da sola si prende cura del resto della famiglia (in tutto 4 fratelli ed il padre), all'età di 36 anni conosce quello che diventerà suo marito, Dino Baldi, un operaio di Marta, un paese sempre in provincia di Viterbo.

Siccome Dino lavora in una azienda di Telecomunicazioni a sud di Roma, decidono di stabilirsi a Capranica, che rimane meno lontana dal luogo di lavoro rispetto al paese di origine di lui.

Cecilia, la prima a destra, con la madre e i fratelli intorno al 1938,
Nel 1970 nasce Fabrizio, il loro unico figlio, e Cecilia si dedica a tempo pieno alla crescita di suo figlio ed a condurre la casa nella quale continua a vivere Antonio l'anziano padre.

Il marito a causa del lavoro purtroppo rimane gran parte della settimana fuori casa, ed è lei ad occuparsi della vita quotidiana.



La lunga malattia

Cecilia Iubei a 15 anni

La vita di Cecilia è tutto sommato tranquilla, fino al novembre del 2006, quando a 76 anni si ammala gravemente.

Viene colpita da un ictus ischemico, un evento drammaticamente simile a quello che aveva colpito sua madre nel '63 e che l'aveva portata alla morte nell'arco di un mese.

Cecilia perde l'uso della parte destra del corpo.
Figlio e marito, quest'ultimo ormai ottantenne, non si perdono d'animo. Con pazienza ed amore, giorno dopo giorno, cercano tra centri di riabilitazione e cure personali di fornirle il massimo delle cure necessarie ad una guarigione o quantomeno ad una vita più dignitosa possibile.

Cecilia a 17 anni

E' un periodo di grande sofferenza per tutta la famiglia. A volte Cecilia sembra migliorare, vi sono medici che danno speranze, però quando cade accidentalmente, inizia una lenta involuzione, soprattutto psicologica, e dopo qualche anno ormai è stabilmente su una carrozzina, e nel 2014 comincia sempre più a rimanere inferma a letto.


Nel marzo 2015 io e Fabrizio ci sposiamo, io vivo con lui e con i suoi genitori, ho una tradizione sanitaria di famiglia, mio padre è infermiere, ed io sono una Operatrice Socio Sanitaria, quella professione che un tempo si chiamava Infermiere Generico.
Cecilia a 18 anni

Quando conosco Fabrizio e mi porta a conoscenza dei problemi di salute dei suoi, sono io stessa nonostante lui volesse a tutti i costi tenermi fuori da quelli che riteneva problemi della sua famiglia, ad impormi per aiutarlo.

Mi occuperò dei miei suoceri con pazienza, amore, dedizione, la situazione è dura, Fabrizio è ormai allo stremo provato da quasi dieci anni di impegno continuo 24 ore su 24, 7 giorni su 7, un impegno che svolge con tutto l'amore possibile.

Cecilia all'età di 19 anni


Fabrizio è molto legato ai suoi genitori, ma questa è una frase fatta molto ipocrita. Tutti dovrebbero essere naturalmente legati ai propri genitori, almeno nella misura in cui ciascun figlio può aiutare il proprio genitore in caso di bisogno.

Fabrizio è costretto a fare una grave scelta. O continuare la professione di ingegnere che esercita con soddisfazione ed affidarsi a qualche badante, o rinunciarvi per dedicarsi esclusivamente alla cura della madre, ed ad aiutare il padre anziano nella conduzione della casa.

Siamo sinceri, oggi trovare una badante capace e coscenziosa è impresa disperata, ed infatti quelle poche che negli ultimi tempi Fabrizio, dopo che il padre venne colpito dalla Demenza Senile fu costretto perché la situazione di due persone gravemente malate da solo è umanamente ingestibile, si sono rivelate assolutamente non all'altezza del compito ed hanno letteralmente prosciugato i conti di famiglia.

Cecilia a 20 anni nel 1950


Fabrizio finché può cerca di farcela da solo.
Mi racconta tutto, fin nei minimi dettagli.
Fabrizio non nasconde certo la croce che si porta addosso, quando ci conosciamo io so benissimo, anche perché non mancano i soliti squallidi individui che "per il mio bene desiderano mettermi in guardia", anche nella cerchia delle parentele di Fabrizio stesso.
A me non importa, è l'uomo che amo, e credo che il minimo, ma giusto il minimo è di considerare la sua famiglia la mia famiglia. Amo e curo i suoi genitori come fossero i miei.

Cecilia è molto legata al figlio, alcuni dicono troppo. Quando lo ebbe nel '70 a distanza di pochi mesi venne sottoposta ad isterectomia. Cecilia avrebbe voluto una famiglia numerosa, come quella di provenienza, invece le fu detto che quel figlio sarebbe stato l'unico e che doveva tenerselo ben stretto e così ha fatto.


E così quando Cecilia, che ormai era stabilmente a letto, reagiva verso me che ero la nuora con ostilità, non mi turbai affatto, era ovvio e comprensibile, per una donna che aveva vissuto in quel modo.

Cecilia all'età di 21 anni

Ho amore per la famiglia, la mia propria e dell'uomo con il quale si dividerà il resto della vita.

So bene che questo per molti è da considerarsi fuori moda, anacronistico, ma non me ne può fregare di meno, è quello che è giusto fare e l'ho fatto e lo rifarei se dovessi nascere milioni di volte.

A Maggio il marito di Cecilia, Dino, ormai la Demenza gli ha portato via persino la parola, muore improvvisamente.
In quella circostanza per la prima volta entriamo in contatto con il mondo della Criopreservazione, anche se con esito sfavorevole purtroppo.



Il primo incontro con l'Ibernazione

Cecilia a 35 anni


Fabrizio su come comportarsi se i suoi dovessero morire ha le idee molto chiare. Lo vogliono loro, lo vuole lui.
Addirittura negli anni '80 il padre di Cecilia che viveva con lui, venne a sapere dalla TV, che un famoso giornalista scientifico, del quale non faccio il nome perchè non so se poi il nonno si sbagliasse, si sarebbe voluto far ibernare dopo morto. Nonno Antonio voleva anche lui farsi ibernare ma non sapeva come fare, né Fabrizio, né la figlia Cecilia o il marito avevano minimamente idea se ciò fosse possibile e dove.

Cecilia durante il viaggio di nozze, nel Giugno del 1967


Poi muore Dino. Fabrizio ed io ci mettiamo alla ricerca di una società che faccia Ibernazione (come viene più comunemente chiamata la Criopreservazione.
Contattiamo la ALCOR. Ci viene risposto che ormai è tardi, e che comunque avremmo dovuto sottoscrivere un contratto del costo di 200.000 dollari.
Insomma nulla da fare, però la ALCOR ci suggerisce, visto che comunque parliamo anche loro del resto della famiglia, di iniziare a pensare ad un contratto per Cecilia.
Il problema però è di natura economica, noi non avevamo 200.000 dollari!
Rimandiamo la questione, certo Cecilia è sicuramente in condizioni serie, ma non è a rischio della vita, inoltre da quando io vivo in casa, abbiamo iniziato una serie di sane attività con lei, che sembra migliorare.



La morte di Cecilia

Cecilia con suo figlio Fabrizio all'età di 43 anni


Purtroppo però i primi di Febbraio del 2016, per una banalissima infezione urinaria, Cecilia viene portata al Pronto Soccorso di Viterbo, dove viene prescritto il ricovero.

Cecilia si lamenta molto, urla, e quando in giornata viene trasferita in una struttura per le terapie antibiotiche, qualcuno le somministra un sedativo. Il problema è che ignora, nonostante fosse stato da noi prontamente riferito, che Cecilia è in insufficienza renale cronica. Questo fa si che un banalissimo sedativo possa rivelarsi nefrotossico. Cecilia precipita in Coma Renale.

Non sta noi stabilire la effettiva necessità della somministrazione del sedativo. Forse se ne occuperà la magistratura.
Io so soltanto che Cecilia era agitata ma lucidissima quando uscì di casa, la sera del 4 Febbraio, ed il 6, poco più di 24 ore dopo, Cecilia era in stato di minima coscienza.

Cecilia, col marito Dino ed il figlio Fabrizio, nel 1978, all'età di 48 anni


La sottraemmo rapidamente alle "cure" e la portammo a casa nostra. Poi iniziò un lieve recupero, nonostante non riuscisse più a parlare e tenesse comunque gli occhi chiusi tutto il tempo.
Poi riuscimmo a farla vedere da un Neuropsichiatra a Siena, il Dott. Malandrini. Che visitandola ci rassicurò sul fatto che le sue facoltà cognitive le avrebbe recuperate. Ma il giorno stesso comunque la portammo nel Pronto Soccorso dello stesso ospedale, dove la ricoverarono in Medicina d'Urgenza per gravissima Polmonite e per un quadro di serie complicazioni.
Ci diedero francamente pochissime speranze, anche perché per via degli anticoagulanti le vene erano estremamente fragili ed era impossibile sottoporre Cecilia a trattamenti via venosa, come le Flebo.
Alla fine furono costretti ad installare un Catetere Venoso Centrale.



Cecilia all'età di 75 anni nel 2005

Entrata in Ospedale a Siena l'8 Marzo, Cecilia alle 16.05 del 14 Marzo 2016 cessa di respirare. Il medico di guardia non può far altro che constatare il decesso.
In quel momento io ero al lavoro, c'era Fabrizio, mio marito e figlio di Cecilia.
So che Cecilia lottò contro la morte con forza leggendaria. Per riuscire a constatare il decesso occorsero ben 7 Elettrocardiogrammi da 20 minuti, perché l'attività elettrica del cuore era ancora presente.

Cecilia Iubei nel 2006, pochi mesi prima di ammalarsi

Questo, oltre ai fermi convincimenti di tutti noi, ci ha spinto a volere fortemente stavolta che Cecilia fosse Ibernata.
Quando arrivai li, dopo due ore di macchina, trovai mia suocera che era già stata portata in Obitorio.
Ma Fabrizio mi disse che aveva parlato col necroforo. Quell'uomo aveva confermato che l'Ibernazione era una pratica possibile. Fabrizio a questo punto era deciso tanto quanto me. Fu il necroforo stesso che ci disse che se volevamo, al fine di eseguire l'Ibernazione, nel frattempo che cercavamo una società, lui avrebbe tenuto Cecilia in cella frigorifera.




Alla disperata ricerca di una Società di Criopreservazione

Cecilia dopo l'ictus che la colpì nel novembre 2006


Questo è molto importante, solo una serie di circostanze fortuite ci ha permesso poi di eseguire la Criopreservazione.

La cosa è grave, perché sappiamo per certo che moltissimi vorrebbero accedervi e c'è praticamente informazione zero. Noi lo abbiamo provato sulla nostra pelle.

Cecilia, costretta ormai su una sedia a rotelle, a 78 anni nel 2008

Fu una lunga notte, chiamammo prima quelli di ALCOR, fu un dialogo tra sordi, non tanto perchè non fossero disponibili, ma perchè da un lato la difficoltà nel parlare in inglese, la disperazione, il fatto che comunque insistessero sul fatto che loro operavano solo su persone che avevano un contratto, ci iniziò a demoralizzare.
Poi contattammo Crionic Insistute, altra importantissima Società di Criopreservazione degli Stati Uniti. Loro ci diedero qualche buon consiglio, ad esempio di mettere la testa immersa nel ghiaccio prima possibile. Però ci dissero chiaramente che c'era un costo importante da sostenere, mi pare 70.000 dollari, e subito.
Allora mio marito contattò un tale che su Facebook tempo prima aveva conosciuto, era un italiano che viveva negli Stati Uniti, e che diceva di avere già sottoscritto un contratto con ALCOR, ma non fu di nessun aiuto, ci rispose tardi, e male.

La scoperta della KrioRus

Cecilia cerca di tenersi in piedi, nel 2009 a 79 anni


Nel frattempo io continuavo le ricerche. Mi apparve ad un certo punto una pagina con dei caratteri che sembravano greci. Mio marito che è un appassionato di lingue ha riconosciuto i caratteri Cirillici, ossia l'alfabeto dei Russi (e di altri popoli slavi).
Scrivemmo anche a loro. Le avevamo tentate tutte, stavamo per abbandonare l'idea.
Pochissimo dopo, squilla il telefono.
Una donna, con un italiano perfetto e con un leggero accento slavo, di nome Elena, ci chiede se avevamo contattato la KrioRus per una ibernazione. Parlò con Fabrizio, gli chiese se conosceva l'inglese, e Fabrizio lo conosce perfettamente, e quindi gli diede dei riferimenti con cui entrare in contatto.
Fabrizio così contattò la Dott.ssa Valeria Udalova, CEO della KrioRus, che spiegò con grande chiarezza costi e modalità per l'Ibernazione.
Il costo si aggirava intorno ai 40.000 dollari (molto meno di ALCOR e decisamente meno di Crionic Institute), e per l'invio di Cecilia avremmo dovuto metterci in contatto con un loro agente sul territorio nazionale di cui ci diedero tutti i recapiti. Filippo Polistena.

Cecilia Iubei ibernata in Russia

Finalmente grazie a Filippo Polistena che si è occupato della preparazione e della spedizione, e di Valeria Udalova e tutto lo staff della KrioRus, siamo riusciti nell'impresa.

Due collaboratori di Filippo Polistena con Cecilia Iubei pronta per essere trasferita a Mosca


Adesso mia suocera riposa in un contenitore Dewar, alla temperatura di 196 gradi sottozero, in attesa che la scienza medica ci permetta di riportarla nuovamente in vita.

tre delle 14 pagine che costituiscono il Contratto con cui la KrioRus si impegna a Criopreservare Cecilia Iubei, firmato dal figlio Fabrizio Baldi


Prima dell'Ibernazione

Cecilia all'età di 81 anni

Va detto che esiste un protocollo ufficiale che stabilisce tempi e modi per la Criopreservazione di un essere umano. Esso prevede che una persona che è stata dichiarata morta ad esempio con modalità "rapida", ossia dopo che un Elettrocardiogramma praticato al soggetto ha avuto un tracciato totalmente piatto per 20 minuti (poi andrebbe aperto un vero e proprio capitolo sui criteri della Tanatologia, perché su quando e come una persona debba ritenersi morta non c'è parere concorde), vada sottoposta a perfusione con Crioprotettore, un liquido che sia iniettato nel sistema circolatorio al fine di renderlo fluido anche a -196°C. Questo perché il sangue si coagula molto rapidamente nelle vene appena cessa il processo di ossigenazione e di pompaggio continuo. 
Cecilia tutto questo non lo ha avuto. Cecilia ha avuto soltanto la prontezza di riflesso e di spirito di un necroforo che l'ha portata a 0°C. Poi Filippo Polistena e la KrioRus hanno fatto il resto appena è stato loro possibile.

Cecilia all'età di 82 anni con suo figlio Fabrizio mentre cerca di farla camminare


Questo vuol dire che tutti possono ibernarsi, anche a distanza di tempo dalla morte. Anche dopo molto tempo.
So che ci sono alcune critiche a questo, ma trovo importantissimo che il bacino di utenti che possono accedere alla Criopreservazione sia il più ampio possibile.
Filippo Polistena mi raccontava di un caso di paziente trasferito in KrioRus dopo molti mesi. Trovo che sia stata una cosa giustissima e sensata. I processi di decomposizione avvengono subito dopo la morte è vero, alcuni addirittura iniziano "in vivo" ma noi già di nostro compiamo un atto di grande fiducia verso la Scienza nel pensare che il "motore" di un essere vivente possa ripartire, per quale motivo dovremmo scartare a priori la possibilità del ripristino di quelle fasi compromesse dai processi decompositivi in corso?

Cecilia all'età di 85 anni, durante una passeggiata al lago. Non amava affatto uscire di casa, ma cercavo in tutti i modi di farle avere la vita più normale possibile


Mio marito ha messo a punto un indice, al quale dovrebbero collaborare gli esperti, per indicare un grado di criopreservabilità e stabilire un indice minimo. Un po' una scala Celsius della criopreservabilità.
Dato per 0 la cremazione di un corpo, per cui non si ha più materiale su cui intervenire. E dato per 100 il grado di massima operabilità con un paziente perfuso e trattato perfettamente secondo il Protocollo di Criopreservazione, dobbiamo stabilire tutti i gradi intermedi.


Cecilia ad Ottobre 2015, circa 4 mesi prima della morte. nonostante il massimo dell'impegno nelle cure, la malattia che la colpì nel 2006 inesorabilmente intacca con lenta progressione il suo fisico, ed in questa foto appare purtroppo evidente, ed iniziano ad insorgere sintomi di Demenza Senile


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